LA COSMOGONIA VEDICA

Secondo Parashara Muni, il padre dell’astrologia vedica, innanzitutto occorre conoscere la struttura dell’universo e come è avvenuta la creazione, perché da tale conoscenza si ottiene una benedizione. Si dice che la persona che riesce a conoscere i tre Vishnu, cioè come si è svolto il processo della creazione, sarà capace di vedere il passato, il presente e il futuro. 

Ogni cosa ha un suo principio. Se cerchiamo l’origine di qualsiasi cosa, anche la più semplice e la più ordinaria, notiamo che essa risiede sempre in una fonte d’intelligenza. Dietro a tutto ciò che si manifesta in questo mondo c’è un’intelligenza. Prendiamo ad esempio un tavolo: non si può dire che questo si sia fatto da solo; è stato creato dall’intelligenza umana. Nello stesso modo, se consideriamo la Terra ed i pianeti che girano intorno al proprio asse, l’armonia dello spazio, non possiamo dire che si siano creati da soli: Dio sta dietro a tutto ciò. Noi abbiamo capacità conoscitive che ci permettono di capire come si manifesta la creazione; se riusciamo a svilupparle comprenderemo che tutto si manifesta da una sola persona, da Dio. Le scritture vediche affermano che Narayana, altro nome di Dio, che ha quattro braccia, è l’origine della creazione.

Noi abbiamo sensi limitati, dobbiamo essere umili e riconoscerlo; per esempio, non possiamo sentire a una distanza di dieci metri oppure attraverso una parete. Nei Veda si spiega che esistono esseri con quattro braccia o con quattro teste, che possono vivere molto a lungo. Ciò che sfugge alla nostra capacità di percezione tendiamo ad attribuirlo alla mitologia, oppure sosteniamo che deriva dall’immaginazione di qualcuno. Invece noi siamo come formiche che stanno in un angolo del giardino, che vivono nel proprio mondo e mai potranno immaginare che esistono un aeroporto, i satelliti o altri pianeti, perché la loro intelligenza è molto limitata. Una formica non può comprendere tutte queste cose: riesce a vedere e a capire solo l’ambiente in cui vive. Nello stesso modo, con il nostro piccolo cervello, noi non possiamo comprendere l’universo, che è enorme, e tutte le sue leggi fisiche. È come se si volesse mettere un cocomero nella testa di un chiodo! Allora, come dicono i Veda, dobbiamo conoscere ed accettare il limite dei nostri sensi.

Noi abbiamo due mezzi di conoscenza, due tipi di prospettiva: Pramana e Phala. Pramana riguarda tutto ciò che i nostri sensi possono percepire, vedere e capire; Phala riguarda una dimensione che non si può comprendere, che i nostri sensi non possono percepire. Dai Veda riceviamo informazioni a livello Pramana e a livello Phala. Adesso noi stiamo affrontando una dimensione Phala, una dimensione che i nostri sensi non possono percepire in quanto limitati, che però non per questo non esiste. L’aquila vede 200 volte di più di un essere umano; l’olfatto di un cane è più sviluppato di quello degli uomini; quindi anche nel mondo materiale, noi abbiamo sensi limitati e dobbiamo accettarlo. Quando nei Veda si spiega che esistono esseri con quattro braccia o con quattro teste noi lo mettiamo in dubbio, perché è il nostro corpo che ci crea questa impressione. Noi vediamo che il corpo nasce, si mantiene per un periodo e poi sparisce. Questa impressione, che promana dal nostro corpo, ci fa ritenere che tutto ciò che esiste debba nascere, mantenersi e poi sparire e non ci consente di comprendere il concetto di eternità. Si pensa che tutto deve essere temporaneo, che deve nascere, mantenersi per un po’ di tempo e poi sparire, ma non è così, esiste un’altra dimensione, che è eterna, ed è quella di Dio. 

La creazione deriva da Dio. Dio ha creato questo universo materiale, com’è descritto nei Veda, in cui si specifica che la conoscenza del processo della creazione è un mezzo per purificare l’anima. Allora, come si manifesta questo processo, che è molto importante conoscere?

Secondo la cosmologia vedica, l’astrologia nasce con la stessa Creazione. Dal momento in cui si produce la creazione, tutta la conoscenza viene trasmessa nella creazione. Tre parti di quattro della manifestazione totale di Dio costituiscono il mondo spirituale e soltanto un quarto della manifestazione totale di Dio costituisce il mondo materiale. Il mondo spirituale in sanscrito è chiamato Vaikuntha, il Paradiso, il cielo di Vishnu, che significa senza ansietà. In questo mondo materiale esiste l’ansietà: di nascere, delle malattie, della vecchiaia e della morte. Nessuno scappa, queste sono le quattro miserie del mondo materiale. Mondo materiale significa nascere, ammalarsi, invecchiare e morire; invece nel mondo spirituale ciò non esiste, tutto è eterno. Noi siamo esseri condizionati e abbiamo difficoltà a capire il concetto di eternità, perché esso non appartiene a questo mondo; riusciamo a farlo solo quando iniziamo a comprendere la spiritualità. 

Come è scritto nei Veda, esiste un mondo spirituale in cui Dio, quando vuole sentire piacere, si espande in anime, in entità viventi, come accade nello stesso mondo materiale, dove quando si vuole godere ci si unisce con un’altra persona. È questa la natura dell’anima, stare sempre in associazione. Non si può godere da soli: si vuole sempre avere qualcuno al proprio fianco, perché è nell’associazione che si producono questo desiderio e questa soddisfazione. Dio crea entità viventi, anime spirituali e si dice che noi siamo una porzione di Dio. In effetti, quando Dio vuole godere, si espande in anime spirituali e in quel momento, che si chiama Tatastha Shakti, ci viene data la possibilità di scegliere se godere con Lui oppure se godere da soli, cioè ci viene dato il libero arbitrio. Ci sono anime che decidono di godere con Dio e allora vanno nel mondo spirituale e divengono Jivanmukta, cioè eternamente liberate. Le anime invece che scelgono di godere da sole, senza adorare Dio, vanno nel mondo materiale, chiamato in sanscrito Jagat, perché il mondo spirituale non fa per loro: sono gli angeli caduti, siamo noi che viviamo in questo mondo materiale, che è temporaneo, in cui si applicano le leggi del Karma e della reincarnazione. Dio, però, non ci lascia qui da soli, ogni tanto ci aiuta, ci dà delle opportunità; Dio stesso o qualcun altro si manifesta in questo mondo materiale per aiutare le anime che si sono dimenticate di Lui. Il Dharma dell’anima è ritornare a casa, cioè ritornare nel mondo spirituale e diventare un eterno servitore di Dio.

In tutto il mondo ci sono diverse scritture e filosofie che spiegano il processo della creazione, come fa la Bibbia, ad esempio, seppure in maniera limitata. Invece nei Veda, soprattutto nel Vishnu Purana, viene spiegato molto bene il processo della creazione e come Dio si manifesta nel mondo materiale. La creazione si manifesta attraverso la Shakti, l’energia femminile, di potenza, di Dio. Secondo Caitanya Mahaprabhu, Dio ha tre energie, tre Shakti: Antaranga Shakti, la potenza interna e spirituale (che rappresenta il mondo spirituale), Bahiranga Shakti, l’energia materiale ed esteriore, e Tatastha Shakti, la potenza marginale, che rappresenta noi che come anime spirituali a volte possiamo essere influenzati dall’energia spirituale, a volte dall’energia materiale. 
Il processo della creazione dell’universo è un argomento molto importante che viene affrontato da tutte le filosofie e anche dall’astrologia vedica. Parashara Muni insegna che l’intera manifestazione universale è l’ottava parte della manifestazione totale di Narayaṇa. Quindi noi, come esseri umani, possiamo percepire soltanto l’ottava parte della manifestazione totale di Dio il cui corpo è infinito (se si dividono le numerose parti di Dio, ciascuna parte continua ad essere infinita). Pertanto, per il nostro cervello di formica è molto difficile comprendere la manifestazione totale di Dio. Narayaṇa o Krishna è infinito; si chiama anche Nirguṇa perché si manifesta in diverse potenze. Nel mondo spirituale si manifesta come Maha Vishnu, in cui è attivo il Sattva Guna, l’attributo della virtù; come Para Brahman, in cui è attivo l’attributo della passione, Rajas Guna; come Sada Shiva in cui è attivo l’attributo Tamas Guna. Nel mondo materiale, dove tutto evolve, Dio si manifesta come Vasudeva; quindi in questo mondo materiale c’è una parte di Dio che è percettibile all’occhio umano e una parte che è impercettibile. 

Dal momento in cui le anime decidono di allontanarsi da Dio, il Signore crea un mondo materiale per esse e si espande in Maha Vishnu. Si dice che Dio sia come un oceano causale (perché la creazione si manifesta dall’acqua: è essa che attiva il processo della creazione), che si chiama Viraja, che è il limite tra il mondo materiale e quello spirituale; Dio con un solo sguardo verso l’energia materiale determina la creazione e popola di entità viventi l’universo materiale. È un potere di Dio: popolare il mondo materiale di entità viventi. Nei Veda viene specificato che Dio è come noi: ha gli occhi e il naso, ha i sensi, la vista, il tatto, eccetera; però ogni senso ha le caratteristiche degli altri sensi. Noi, ad esempio, con gli occhi possiamo soltanto vedere; Dio invece con essi può vedere, mangiare, respirare, fare tutto. Quindi, Dio con un solo sguardo popola e semina di entità viventi il mondo materiale (mentre gli uomini per seminare devono avere un rapporto sessuale). 

Allora Vasudeva rappresenta il principio che fa evolvere tutto con un solo sguardo verso la Prakrti, cioè la natura materiale. Si dice che Vishnu sia l’incarnazione plenaria di Krishna, cioè Krishna si espande in Vishnu e tutti gli universi materiali si manifestano da Lui, e che all’inizio tutti questi elementi materiali si trovassero in uno stato latente. Shri Maha Vishnu attiva questi elementi con il suo sguardo e proietta le entità viventi in ogni universo. Maha Vishnu si sdraia, inala, esala e dal suo corpo si manifestano sfere celesti. In ogni sfera celeste c’è un universo materiale. Quindi, Maha Vishnu si espande e un altro Vishnu, chiamato Garbhodakashayu Vishnu, entra in ogni sfera celeste. Dal suo ombelico nasce Brahma che si dice sia il primo essere ad essere stato creato. Quando Brahma nasce è tutto buio, non c’è niente e quindi Lui non sa cosa deve fare. Però, appena nato, Brahma sente una voce che sussurra: “Tapasya, Tapasya”, che in sanscrito significa austerità, ascesi. Brahma allora si mette a meditare per mille anni universali (non mille anni terrestri, ma celesti) e al termine di questa meditazione Krishna gli canta nell’orecchio il Gayatri Mantra, con il quale gli trasmette tutta la conoscenza vedica (anche la conoscenza dell’astrologia vedica) e come avviene il processo della creazione dell’universo. Brahma, ricevuto il Mantra, e quindi tutta la conoscenza, inizia il processo della creazione. 

Nella spiegazione del processo della creazione da parte dei Veda c’è un aspetto molto interessante. Quale è stata la prima attività svolta da Brahma? La prima attività che Lui ha compiuto è stata Tapasya, austerità. Nello stesso modo, in questo mondo materiale, se si vuole raggiungere un obiettivo la prima cosa che si deve fare è Tapasya, austerità. Ad esempio, se qualcuno vuole comprare un’abitazione, la prima cosa che deve fare è Tapasya: deve risparmiare i soldi, metterli da parte, fare il mutuo, pagare ogni mese una rata; ugualmente, se una persona si vuole laureare e avere una buona professione, deve fare Tapasya: deve studiare ed impegnarsi tutti i giorni, leggere e scrivere tanto, dormendo poco. Qualsiasi cosa si vuole raggiungere in questo mondo materiale si deve fare innanzitutto Tapasya; se non si fa, non si riesce a raggiungere niente. Nello stesso modo se si vuole diventare astrologi si deve fare Tapasya: si devono analizzare almeno 200 carte astrali, confrontandole con tutti i principi astrologici, studiare e fare ricerche. 

Subito dopo la creazione da parte di Brahma si manifesta un terzo Vishnu chiamato Kshirodakashayi Vishnu, il quale entra in ogni atomo e controlla la creazione totale realizzata da Brahma. Quindi, Brahma crea e poi questo Vishnu mantiene, entrando in ogni atomo dell’universo. Per questo motivo se si analizza lo spazio tutto è armonico. In ogni pianeta c’è questa manifestazione di Dio. Si dice che da Brahma nascono diversi semidei, vari controllori degli elementi materiali. Il Signore supremo si espande in Graha, in pianeti, per concedere il risultato del Karma alle entità viventi usando Kala, il tempo, e Karma, la legge di causa ed effetto. Poi vengono stabiliti i tre attributi della natura materiale: Sattva Guna, Rajas Guna e Tamas Guna; Guna in sanscrito significa letteralmente corda. 

Nella natura materiale devono sussistere questi processi: il processo della creazione, quello della manutenzione e quello della distruzione. Tutto ciò che si trova in questo mondo materiale deve nascere, si deve mantenere per un periodo di tempo e poi deve essere distrutto: Rajas Guna, l’inizio; Sattva Guna, la manutenzione (l’equilibrio) e Tamas Guna, la distruzione. Le divinità che rappresentano i Guna sono: Brahma che crea, Vishnu che mantiene e Shiva che distrugge. Tutto ciò che si trova nell’universo materiale è condizionato da questi tre Guna, questi tre attributi e l’astrologia vedica collega i pianeti sattvici, Sole, Giove e Luna, i pianeti rajasici, Mercurio e Venere, e i pianeti tamasici, Saturno, Marte, Rahu e Ketu: questa è una prima classificazione dei pianeti molto importante.

Krishna quando vuole procedere al processo della creazione si espande in Maha Vishnu: si sdraia e dal suo corpo si manifestano milioni e milioni di sfere celesti. Il secondo Vishnu, Garbhodakashayi Vishnu, entra in sfera celeste nell’ambito della quale si produce il processo della creazione. Una volta che si è realizzato il processo della creazione, si manifesta un terzo Vishnu, Kshirodakashayi Vishnu, che entra in ogni atomo della creazione e la mantiene. La benedizione è che se una persona conosce questi tre Vishnu (Maha Vishnu, Garbhodakashayi Vishnu e Kshirodakashayi Vishnu) avrà la capacità di vedere il passato, il presente e il futuro. Per questo motivo abbiamo iniziato il nostro studio da tale argomento. Una persona che conosce la meccanica e la struttura dell’universo dal punto di vista vedico può avere questa benedizione, cioè potrà conoscere il passato, il presente e il futuro. 

Come già è stato evidenziato, quando Maha Vishnu si sdraia, dal suo corpo si manifestano tante sfere celesti. Noi viviamo dentro una sola sfera celeste e quando l’anima riesce a uscirne ottiene la liberazione, perché è dentro di essa che si attivano la legge del Karma e della reincarnazione. Vi sono diversi mondi, mondi materiali superiori e inferiori, e c’è una parte visibile e una non visibile. Nei mondi superiori, che riguardano la parte non visibile, esistono solo Sattva Guna e Rajas Guna. Nei mondi intermedi, che riguardano la parte visibile, esistono Sattva Guna, Rajas Guna e Tamas Guna. Nei mondi inferiori, anch’essi riguardanti la parte non visibile, esiste soltanto Tamas Guna.

Si possono vedere meglio le diverse dimensioni presenti nella sfera celeste, classificate in base ai Veda. Vi sono due prospettive: una verticale e una orizzontale. Gli astronomi occidentali moderni considerano l’universo secondo una prospettiva orizzontale, mentre i saggi dell’antichità lo considerano secondo una prospettiva verticale e pongono la Terra al suo centro. La Terra, che rientra nella parte visibile, è chiamata Bhurloka. Sempre nella parte visibile, quella che noi come esseri umani possiamo vedere, vi sono altre due dimensioni: Bhuvarloka e Svargaloka. La parte non visibile dei mondi superiori è rappresentata da Maharloka, Janarloka, Taparloka e Satyaloka, dimensioni che l’occhio umano non può percepire. In altre parole, noi che stiamo sulla Terra possiamo percepire solo queste tre dimensioni: Bhurloka, la Terra, Bhuvarloka, il nostro sistema solare, e Svargaloka, le galassie e le stelle. La parte non visibile dei mondi sotterranei è rappresentata da Atala, Vitala, Satala, Rasatala, Talatala, Mahatala e Patala. 

Secondo i Veda sulla Terra abitano gli esseri umani. Su Bhuvarloka, cioè nel nostro sistema solare, vi sono diversi pianeti e differenti dimensioni sottili che noi non possiamo percepire; in questo livello si trovano gli angeli o le persone che hanno molta compassione. Per i Veda si tratta di un livello di semidei inferiori molto compassionevoli, chiamati Carana, Vidhydhara, Kiṃnara, Kiṃpuruṣa, che a volte interagiscono con gli esseri umani aiutandoli o servendoli. Svargaloka è la dimora di semidei di cui il più importante è Indra, la divinità incaricata di mantenere l’universo, di proteggerlo insieme a tutti gli abitanti. In questo mondo predomina il piacere (si fa soltanto sesso, si balla e si canta), in Bhuvarloka predomina la compassione e sulla Terra la felicità e la sofferenza. In alcuni casi le anime che provengono da Bhuvarloka o da Svargaloka possono incarnarsi sulla Terra: saranno persone molto compassionevoli se provengono da Bhuvarloka (come Madre Teresa di Calcutta che si è comportata come un angelo, abbandonando tutto per servire i poveri, i malati e i bisognosi) oppure persone molto ricche, che nascono in famiglie reali, se provengono da Svargaloka. Queste persone nascono con questo Karma perché nella vita precedente hanno svolto tante attività pietose. 

Parashara Muni sostiene che per analizzare il Karma di una persona si devono utilizzare i pianeti dal Sole fino a Saturno, cioè i pianeti Sole, Luna, Venere, Mercurio, Marte, Giove e Saturno, accanto alle dimensioni Bhurloka, Bhuvarloka e Svargaloka. Quindi, non vengono presi in considerazione Urano, Nettuno e Plutone, che sono pianeti esterni. I pianeti in sanscrito sono chiamati Graha, dalla radice Grah, che significa afferrare, prendere; in Ayurvedica l’intestino è chiamato Grahaṇi, perché è l’intestino che assorbe il cibo, le vitamine, eccetera. I pianeti sono chiamati Graha perché prendono, afferrano la nostra mente, la nostra testa. Quando un pianeta fa un Graha sulla mente di una persona, vuol dire che essa agirà secondo il Guna o l’attributo che corrisponde al pianeta. Per esempio, se una persona pensa di volersi sposare o di avere un rapporto di coppia significa che il pianeta Venere ha fatto un Graha sulla sua mente. Se una persona è triste, melanconica, si lamenta sempre di tutto ed è molto sofferente, significa che Saturno ha fatto un Graha sulla sua mente. Questo è il significato di Graha, mentre Loka significa mondo, dimora, luogo, dove abitano gli esseri viventi. Quindi, nell’astrologia vedica si fa questa differenza tra Loka e Graha, mentre nell’astrologia occidentale si utilizza tutto ciò che galleggia nello spazio per procedere a un’interpretazione astrologica. Parashara Muni spiega che per analizzare il Karma di una persona si devono usare soltanto i Graha, i pianeti dal Sole a Saturno, e i nodi lunari, Rahu e Ketu. Già con questi 9 pianeti si può capire il Karma di una persona a un livello molto approfondito. 
Hare Krishna

Ramanuja Das
Roma-Italia
28/4/2021